Un’estate ricca di appuntamenti organizzati dal Comune di Sauze di Cesana e dall’Associazione Amici di San Restituto: dal teatro al cinema, dagli incontri con ospiti importanti alla commemorazione di Miss Charlotte a 80 anni dalla tragedia del Gran Miol

Dopo il grande successo delle iniziative estive degli ultimi anni Sauze di Cesana, anche per l’estate 2024, ha messo in programma una serie di eventi, organizzati in collaborazione con l’Associazione Amici di San Restituto.

Primo appuntamento, sabato 29 giugno alle ore 18:00 nella Chiesa di San Restituto quando la corale Roberto Goitre terrà un concerto dal titolo Winds of May.   Diretta dal maestro Corrado Margutti accompagnata da Rossana Traversa al flauto e Cristina Greco all’arpa la corale seguirà un percorso di 10 numeri con un prologo con musiche scritte dallo stesso direttore Margutti.  

Sabato 20 luglio alle ore 18:00 sempre nella Chiesa di San Restituto sarà di scena Tangram teatro con lo spettacolo Creature – dal cantico di san Francesco al nostro complicato futuro.
A 800 anni dal Cantico delle Creature Bruno Maria Ferraro, propone una rilettura teatrale di quest’opera che diviene spunto per un percorso letterario e musicale alla ricerca del significato poetico del termine “sostenibilità”. Un’occasione di riflessione e di intrattenimento sul tema della natura e del rispetto per l’ambiente che abitiamo.  Testi di San Francesco, Martha Madeiros, Italo Calvino, Ludovico Ariosto, Cormac Mc Carthy, Pablo Neruda e musiche di Ivano Fossati, Lucio Dalla, Giorgio Gaber e Francesco Guccini.

La Chiesa di San Restituto, sabato 27 luglio alle ore 18:00 ospiterà il giornalista Francesco Antonioli e il professor Mario Calderini per una conferenza dal titolo Possiamo far cambiare rotta alla grande finanza? Le sfide dell’economia civile e dell’impact economy e le chances del Nord Ovest.

Sabato 3 agosto alle ore 21:00 in Piazza del Municipio sarà proiettato il docufilm di Fredo Valla, Ambin la roccia e la piuma. Come è stato evidenziato dalla critica, il documentarismo di Fredo Valla è diverso da quello tradizionale. Il suo metodo è quello del collage di interventi per dare all’opera una particolarissima veridicità: tutte le voci che si susseguono danno l’impressione che il film “si costruisca da sé”: in questo caso i denti d’Ambin appaiono per quello che sono. E la cima non è conquistata se non nel senso ludico del termine con quella grande, inevitabile suspense che si prova sempre davanti a simili imprese e all’aspetto incantato della natura. Nel cammino sul filo sopra l’abisso si realizzerà quell’incontro tra il pieno e il vuoto, il massiccio e il volatile, la roccia e la piuma, postulata, per l’appunto, nel (sotto)titolo. Fredo Valla è nato a Sampeyre, in provincia di Cuneo l’11 marzo 1948. Ha frequentato l’Istituto Tecnico Bonelli di Cuneo. Ha svolto la professione di giornalista. Si è formato con “Ipotesi Cinema“, diretta da Ermanno Olmi. È stato autore di film documentari premiati in vari festival e trasmessi dalle sedi RAI regionali. Per Sat 2000, emittente della Conferenza episcopale italiana, ha diretto vari programmi ideati e prodotti dal regista Pupi Avati, tra cui A est di dove?, Il Welfare in Europa, Un vescovo, una città, I luoghi della devozione popolare in Italia, Le feste storiche in Italia. Ha ideato e realizzato video-installazioni per il Museo delle Alpi di Bard (Valle d’Aosta), per i musei di Elva e Bellino (Valli occitane). Ha scritto e co-sceneggiato il film Il vento fa il suo giro, regia di Giorgio Diritti – proiettato sulla piazza del municipio nel 2021 – e  ha diretto tra gli altri, il film Bogre, un road-movie sulle tracce di catari e bogomili, eretici tra il IX e il XIV secolo. Il regista e la sua troupe hanno compiuto un viaggio dalla Bulgaria ai Pirenei alla ricerca delle relazioni culturali e religiose tra due grandi movimenti spirituali e sociali che misero in discussione l’autorità e il potere della Chiesa dominante, proponendosi come “la vera Chiesa”.

Domenica 4 agosto alle ore 20:30 si torna nella Chiesa di San Restituto per ricordare, attraverso una pièce teatrale curata dalla compagnia I retroscena l’incendio di Sauze di Cesana del 14 luglio 1962.
…“di quelle 114 abitazioni che per secoli avevano ospitato generazioni ricche della loro cultura legata alla terra e alla pastorizia, rimasero tronchi di muro possenti camini imploranti verso il cielo come braccia protese. Al disastro del fuoco si unì una maledetta ordinanza pubblica: abbatteva radendo al suolo radicalmente tutto quanto il fuoco aveva risparmiato. Al punto che quella che sarebbe stata una grande e bella possibilità di ricostruzione fu per sempre resa impossibile”. (dal libro di Maria Clotilde Merlin e Paolo Molteni – L’incendio a Sauze di Cesana – Dalla memoria alla speranza).

Il 13 agosto alle ore 18:00 nella Chiesa di San Restituto il priore dell’Abbazia della Novalesa Michael Davide Semeraro terrà una conferenza dal titolo La chiesa che morirà. l’arte di raccogliere frammenti per impastare nuovo pane.
Monaco benedettino dal 1983 fratel Michael Davide Semeraro ha conseguito il dottorato in Teologia spirituale presso l’Università Gregoriana di Roma. Nel suo servizio di intelligenza della fede e di accoglienza della vita, cerca di coniugare la sua esperienza monastica con l’ascolto delle tematiche che turbano e appassionano il cuore degli uomini delle donne del nostro tempo. Collabora ad alcune riviste e compatibilmente con le esigenze della vira monastica, tiene conferenze e accompagna ritiri spirituali.

Il 17 agosto alle ore 18:00 nella Chiesa di san Restituto Fabrizia Perrachon, autrice del libro Se il Chicco di frumento, terrà una conferenza dal titolo Vita che appare e se ne va. 

Si tornerà in piazza del municipio per gli ultimi due eventi di agosto.

Domenica 18 agosto alle ore 21:00 per l’ormai consueto appuntamento del cinema a pedali, realizzato in collaborazione con l’associazione Cinedehors e Mobile Green Power. Il film scelto la rassegna estiva 2024 è La canzone della terra di Margreth Olin.  Già in selezione al Festival di Toronto, La canzone della Terra è stato candidato dalla Norvegia come miglior film agli Oscar 2024 e tra i produttori esecutivi figurano Liv Ullmann e Wim Wenders. Scandito in capitoli che seguono le stagioni, dalla primavera all’inverno, è un incrocio particolare tra il documentario di osservazione e il ritratto familiare autobiografico. Monitorando l’evoluzione del paesaggio, Olin ripercorre anche una linea genealogica, che corre dal tempo degli avi fino al presente. Da una dimensione essenziale, dalle condizioni di vita estreme, fortemente dipendente dalla natura e dalla sua volontà incontrastabile, a un’era segnata dall’impronta umana, in cui ogni ecosistema è minacciato e deve essere preservato, in nome del rispetto dovuto alle generazioni precedenti e per la sopravvivenza della specie.  Non c’è immagine in La canzone della Terra che lasci indifferenti e tutte passano attraverso lo sguardo innamorato di Olin, a sua volta appreso da Jørgen, che le fa tuttora da guida tra i fiordi. Un ghiacciaio che si scioglie, slavine che tingono l’aria di bianco, cascate imponenti, vegetazione che continua a crescere e rigenerarsi, incurante. Come l’abete piantato dal padre di Jørgen, che si impone sulla vallata e ricorda il passaggio tra generazioni e il dovere di conservare ciò che la nostra specie ha ereditato. La particolarità principale del film è appunto la connessione e l’oscillazione tra le immagini grandiose e gli aspetti personali messi in scena dalla regista, il rincorrersi tra la storia del mondo e di una famiglia. Tale lavoro di raccolta e accostamento si deve a cinque diversi direttori della fotografia (due dedicati ai droni, uno alle riprese subacquee) e a differenti droni che avvolgono le cime e sovrastano spazi enormi, ma anche a dettagli ravvicinatissimi di fiori ed epidermidi, corrispettivi umani delle cortecce vegetali. Perché la natura è un organismo vivente con dei limiti, esattamente come il nostro corpo (mymovies.it).

Sabato 24 agosto alle ore 21:00 Assemblea teatro porterà in scena Re della Alpi, di e con il bravissimo Alberto Barbi   – la storia di Walter Bonatti a 50 anni dalla conquista del K2. Guardare una montagna da lontano vuol dire osservare lo spettacolo della natura, la sua magnificenza. Gli echi delle parole, dei passi e delle pietre rotolanti sembrano perdersi in un ronzio sotteso, un suono impercettibile ma presente. Ci si ferma lì davanti ad osservare, a meditare sulla propria piccolezza di essere umano. Per questo poi si affronta la scalata, la sfida con la natura per dimostrare a sé stessi di poter non essere confinati nei propri limiti, concentrati per vincere se stessi e gli altri. Arrivare prima e dove nessuno è mai arrivato prima. Più si sale e più scende nel profondo di te stesso. La natura richiede rispetto ed attenzione, in cambio regala spettacolo, fascino ed equilibrio. Gli alpinisti che salgono le vette rischiando la vita ci lasciano stupiti e ammirati.
C’è stato un tempo in cui le imprese sulle Alpi e sulle montagne più alte del mondo erano un argomento da prima pagina sui quotidiani nazionali, tra gli anni Cinquanta e Sessanta in Italia nessuno fu più popolare, discusso, contestato e amato di Walter Bonatti, morto a 81 anni il 13 settembre 2011. Bonatti visse una vita che ne contenne diverse, quasi tutte ricche di gloria, alcune piene di dramma e rancore, segnate da momenti di solitudine e poi per decenni dalla compagnia dell’attrice Rossana Podestà, grazie alla quale salì in cima alla montagna del gossip, gestendola con lo stesso talento con cui arrampicava vie sconosciute. Fu una star. Aprì strade che nessuno aveva mai osato, suscitò invidie e rancori. Dal K2 a, al Karakorum, la montagna più pericolosa del mondo, passando per il Freney, il Monte Bianco, in cordata con altri o in solitaria il nome di Bonatti coincide con la storia dell’alpinismo. Fu proprio l’impresa del K2 che condizionò la sua carriera: accusato ingiustamente di aver messo in pericolo la vita dei suoi compagni per interesse personale e carrieristico, ci mise più di 50 anni per ottenere la verità e vedere la sua figura riabilitata. Da colpevole si capirà che fu vittima di invidie e paure di essere sorpassati. Quando abbandonò l’alpinismo a soli 35 anni aveva diritto al titolo di re delle Alpi.  Lasciò quel mondo con una sfida unica: la salita in solitaria del Cervino. Non arrampicò mai più, ma il re delle Alpi divenne esploratore e narratore del mondo. Dall’ Africa all’Antartide percorrendo fiumi, attraversando deserti e foreste. Ammaliato e rispettoso del grande mistero della Natura che ci circonda.

Le iniziative estive si chiuderanno domenica 15 settembre alle ore 11:00 con l’appuntamento al Pian della Milizia per il ricordo degli uomini dell’equipaggio di Miss Charlotte, nell’80mo della tragedia, con la Celebrazione Eucaristica, il tributo degli onori civili e militari e il pranzo offerto dall’Ana di Pianezza.

Tutti gli spettacoli sono a ingresso libero.

 “La cultura crea coesione, promozione umana e civile: per questo motivo per la quinta edizione della rassegna estiva di Sauze di Cesana abbiamo unito le forze dell’Associazione Amici di San Restituto e del Comune di Sauze di Cesana – hanno dichiarato Maria Clotilde Merlin e Alessandro Battaglino, promotori delle iniziative in cartellone.
Eventi e incontri che spaziano su più argomenti (dall’economia alla fede) e diverse arti (dal cinema al teatro) seguendo il fil rouge della montagna, in generale e del territorio di Sauze di Cesana, in particolare.
Un paese, una comunità ricca di storia, di tradizioni che devono essere conosciuti perché senza conoscenza e cura del passato non c’è futuro.       

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INFORMAZIONI
Alessandro Battaglino 3475700157 alebatta@yahoo.com